RELAZIONE INTRODUTTIVA
di don Giuseppe Volpati
Premesso che non tutte le nostre Parrocchie hanno la Caritas, ma che una azione pastorale seria non può esimersi dal testimoniare la carità, in una riunione con i responsabili Caritas della UPM abbiamo anzitutto condiviso questo concetto, partendo dalle parole pronunciate da Gesù ai suoi discepoli: “Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri, come io vi ho amato”.
Assodato dunque che l’amore di Dio diventa visibile nell’amore del prossimo, ogni Caritas ha esposto quanto sta facendo a favore dei poveri della sua parrocchia. Ma, conosciute le diverse iniziative caritative (ascolto dei bisogni, conoscenza delle nuove povertà, distribuzione viveri, pagamenti bollette, distribuzione abiti, “piccoli progetti segno” come adozione di famiglie disagiate, orto solidale…), ci si è accorti che le nostre Caritas sono ancora ferme all’assistenzialismo e sovente l’apertura verso l’altro si ferma qui. Il che significa che manca l’unità tra la fede dei discepoli e la vita dei cittadini. Lo ha dimostrato questo periodo di pandemia, durante il quale sono raddoppiati e triplicati gli sforzi caritativi, ma sempre come assistenza per le emergenze più pressanti.
In prospettiva, ci sembra necessario:

  1. Capire come riuscire a coinvolgere nelle attività delle nostre Caritas l’intera Comunità di fede, per divulgare la convinzione che la Caritas deve essere un vero organismo pastorale, a mio parere più importante della catechesi e della evangelizzazione, anzi promotore di una pedagogia caritativa verso le nuove generazioni.
  2. Individuare i punti di forza (e i punti deboli) delle nostre Caritas per arrivare a proporre un obiettivo comune, che superi i confini delle singole parrocchie e diventi un’opera segno dell’intera UPM.
  3. Avviare una formazione periodica che permetta di incontrarsi, di scambiarsi proposte, e soprattutto di non perdere di vista i fondamenti della carità. In fondo ci sarà pure una differenza tra l’Ente Pubblico, l’Assistenza Sociale, la Croce Rossa? Lo stile di accoglienza e la stessa motivazione del nostro impegno a sostegno dei più bisognosi parte esclusivamente dal Vangelo, dallo stile di Gesù Cristo, che – come dice un canto liturgico ben noto al nostro coro – si è fatto “servo per amore”.

ARTICOLO 1 della costituzione della Caritas
(sua natura)

La Caritas Italiana è l’organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica.

ALCUNE DOMANDE RIVOLTE AL NOSTRO VESCOVO
• Ritiene opportuno avviare un impegno condiviso, almeno su alcuni obiettivi tra le Caritas della nostra UPM?

• Come coinvolgere la Comunità Cristiana sui temi della Carità dopo che questo tempo di isolamento ha bloccato tutte le iniziative in atto. Non è forse necessario avviare metodi e proposte nuove?

• Come sviluppare un collegamento con la catechesi che educhi alla Carità con dei ragazzi e le loro famiglie?

• La nostra formazione di Operatori richiede proposte mirate?

• Qual è il modo corretto per entrare in relazione con l’Ente Pubblico e l’Assistenza Sociale. Non c’è il rischio di diventare il braccio operativo di questi enti?

• Come attuare nel concreto lo stile dell’accoglienza e del sostegno nei confronti delle famiglie in difficoltà per non limitarci ad una relazione di aiuto di tipo solo assistenziali?

LE “PROVOCAZIONI” COLTE DALL’INTERVENTO DEL VESCOVO
La Caritas è un Organismo Pastorale a tutti gli effetti e non un gruppo a cui delegare la Carità.
La Carità è per prima cosa una Virtù di Comunione, di Fraternità che ci unisce
e in secondo luogo la Carità è servizio

La Carità ha in sé un grande valore educativo perché deve liberare il povero dal bisogno e promuovere la sua crescita umana
L’obiettivo è trasformare il povero in un fratello che non ha più bisogno di chiedere aiuto. Dobbiamo essere come una levatrice che quando il bimbo è nato non serve più.
La collaborazione con l’Ente Pubblico è importante e preziosa, ma va sviluppata con competenza nel rispetto dei ruoli di ciascuno, superando il rischio di strumentalizzazioni.
Vi invito ad incontrarvi tra voi come Unità Pastorale, a confrontare le vostre iniziative per farne un Albo, sarebbe bene individuare anche un solo obiettivo comune attorno al quale sviluppare una proposta condivisa da attuata insieme.

Last modified: 23 Ottobre 2021
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