In questa settimana ho sentito tutto e il contrario di tutto circa l’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Milano durante i funerali della figura più discussa e divisiva d’Italia.

Ma nessun giornalista sembra aver capito che tutto il discorso del Presule trovava il suo significato proprio nella frase conclusiva, quando accennava al fatto che ormai non contava più né il politico, né l’imprenditore, né lo sportivo, ma l’uomo: l’uomo solo che incontra Dio.

Dopo aver assistito nei giorni scorsi alla ricognizione degli undici corpi dei partigiani rimasti sconosciuti, dopo aver visto la povertà delle loro spoglie, del loro abbigliamento, dei pochi oggetti di fede rinvenuti tra le mani di alcuni, mi sento di dire che, 79 anni fa, ad incontrare Dio in maniera così tragica e violenta, non si sono presentati dei semplici giovani uomini, ma dei giganti, che oggi non fatichiamo a chiamare martiri, a riconoscere il valore delle loro idee. E’ stato proprio il modo con quale sono morti che ci ha dimostrato cos’è la libertà, quella vera, quella che non si sottomette al potere o al denaro, ma che arriva a dare la vita per rendere liberi gli altri.

Noi, con grande orgoglio e con grande dignità (anche se siamo sempre più pochi), onoriamo questi 17 giovani, giganti di un’umanità così preziosa, da volerli conservare in un luogo sacro, proprio qui, all’ingresso del nostro cimitero, tra le tombe di tanti conoscenti ed amici che hanno condiviso la libertà da loro conquistata per noi.

E il prezzo di questa libertà dobbiamo imparare a pagarlo anche noi, con il nostro rispetto, con la nostra dignità, con l’impegno quotidiano a non lasciarci irretire in facili demagogie e populismi, perché essere liberi significa, prima di tutto, essere uomini, ma uomini veri e non fantocci.

Last modified: 19 Giugno 2023
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