Vicini alla Chiesa che non ha voce in Siria per dare un futuro ai bambini senza nome sosteniamo economicamente il progetto ‘Un nome e un futuro’ promosso dai frati della Custodia Francescana di Terra Santa.
Le donazioni si raccolgono nella bussola di S. Antonio in Chiesa a Baveno o possono essere consegnate direttamente al Parroco o al Direttore della Caritas di Baveno Pier Mario Locatelli.

La guerra siriana resta una delle più gravi crisi umanitarie dei primi vent’anni del XXI secolo. Dalla «discesa negli abissi» nel marzo 2011 nelle parole del nunzio apostolico in Siria, cardinale Mario Zenari, il numero di chi è fuggito all’estero sfiora quota 6 milioni (circa tre milioni e mezzo si trovano in Turchia, più di un milione in Libano) e altrettanti sono gli sfollati interni. Alcuni mesi dopo le manifestazioni popolari non violente represse con la forza dal regime siriano, il Paese che era bastione della stabilità del Medio Oriente e crogiuolo di etnie e religioni abituate a convivere pacificamente è stato invaso da gruppi di migliaia di jihadisti provenienti sia da paesi arabi sia da alcune nazioni europee, spediti in Siria a combattere “per la causa dell’Islam”. La Siria appare oggi un terreno di battaglia conteso fra diversi attori regionali e internazionali, solo in parte controllato da Damasco e con immani perdite umane, economiche, sociali e alle infrastrutture, lacerato da focolai di guerriglia sempre più difficili da conoscere e da decifrare. RIDARE DIGNITÀ AGLI INNOCENTI Secondo l’Unicef dei 13 milioni di siriani oggi in stato di povertà, la condizione più drammatica riguarda i bambini: sono 3,7 milioni solo quelli nati dall’inizio del conflitto e, a causa della violenza subita o assistita, sono anche quelli feriti in modo irreversibile dalle conseguenze della tragedia siriana. Fra di loro la condizione più misera riguarda i circa 30.000 bambini con meno di 8 anni (ma le stime sono incerte) nati dagli stupri e dai matrimoni forzati imposti dai combattenti stranieri a decine di migliaia di donne e ragazze. La maggior parte di questi bambini, abbandonati da uno o da entrambi i genitori, non sono mai stati registrati all’anagrafe perché considerati frutto della violenza, del disonore e del terrore seminato nel paese. Privi di identità e di diritti, sono “invisibili” per le autorità ed esclusi dalla scuola, dall’assistenza sanitaria e dunque dal futuro. IN SPIRITO D’AMICIZIA FRA CRISTIANI E MUSULMANI Per questo è attivo ad Aleppo Est, la parte musulmana della città che solo nel 2016 è stata liberata dai jihadisti, il progetto ‘Un nome e un futuro’. Nato dall’amicizia e dagli sforzi congiunti del vicario apostolico di Aleppo mons. George Abou Khazen, del Muftì aleppino Mahmoud Akam, del padre francescano Firas Lufti e della psichiatra musulmana Binan Kayyali, il progetto ha raggiunto dal 2018 più di 1200 bambini e 600 donne. Registrazioni all’anagrafe, accoglienza, sostegno psicologico alle sindromi post traumatiche, alfabetizzazione e istruzione di bambini e donne, percorsi di socializzazione ed educazione attraverso arte e sport, corsi di avviamento professionale per raggiungere l’autonomia: queste attività promosse dai frati della Custodia francescana di Terra Santa sono rese possibili dai donatori che in Italia e in Europa stanno sostenendo questo progetto.

Last modified: 4 Marzo 2022
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