Qual è il senso della vita e del creato?
Una domanda da milioni di dollari, soprattutto se formulata in tempo di pandemia. E per tentare di dare una risposta soddisfacente (ma soprattutto con un pizzico di intelligenza e di fiducia), penso occorra partire (come sempre) dalla Parola di Dio.
In questo caso da quel libro che legge il mondo con un realismo esasperato e ne sottolinea prevalentemente la vacuità. Si tratta del Libro del Qoèlet, il cui autore affronta domande di attualità con uno spirito di ricerca simile a quello dei nostri contemporanei.
Ascoltiamolo.
“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace”.
(Qoèlet 3, 1-8).

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