Che cosa è la fede?
Spesso ce lo chiediamo, pensando che sia una virtù che ci aiuta a pregare, ad avere fiducia in Dio, a scoprire il suo misterioso disegno su di noi; ma anche a convertirci, ad imparare a non allontanarci dal Signore quando ci sembra lontano, a riempire le nostre aridità interiori.
Certo: è tutto questo. Ma penso che sia, soprattutto, la capacità di intuire che cosa Dio ci chiede, come si rapporta con noi, e quindi come noi ci dobbiamo relazionare con lui. La fede, come esperienza della nostra vita spirituale, è qualcosa di più profondo del nostro stato emotivo, e anche di ciò che pensiamo. Per questo abbiamo bisogno che Dio distrugga costantemente i castelli che ci creiamo in testa, e talvolta che si ponga direttamente contro di noi per metterci alla prova e per liberarci dai nostri falsi idoli.
La fede, infatti, è svuotarsi per lasciarsi riempire di Dio, sentirsi inutili ma restare al proprio posto fino a diventare fecondi, seguire Cristo fino a sentirsi crocifissi dal suo amore.
Mi sono sempre chiesto perché Gesù, nel suo Vangelo, non ha mai sprecato molti complimenti, ma riguardo alla fede si è sbilanciato almeno in tre occasioni:
- a Natanaele, al quale dice: “Ecco un israelita in cui non c’è falsità”;
- alla donna cananea, alla quale si rivolge dicendo: “Davvero grande è la tua fede!”;
- al centurione, che loda con le stesse parole: “In tutto Israele non ho mai visto una fede così grande”.
E allora ho ritenuto utile riflettere su questi tre casi un po’ fuori dal normale, per cercare di capire il motivo che ha indotto Gesù ad esaltare tre modi differenti per esprimere la fede.